Monthly Archives: ottobre 2015

Cinema

53. Vienna International Film Festival Viennale 2015

Episodio II: La nuova bizzarra Onda greca

di Filippo Zoratti

Finalmente ha un nome: New Weird Wave. Quella proveniente dalla Grecia non è solo e semplicemente una “nuova onda”, ma assume inevitabilmente i contorni della bizzarria e della sorpresa. Lo spettro della cinematografia ellenica si aggira nei festival internazionali da una decina d’anni, con la sua messinscena respingente e l’incapacità da parte della critica e degli addetti ai lavori di stabilirne in modo univoco i connotati. Non si tratta ovviamente del cinema greco “classico”: Theo Angelopoulos e Costa-Gavras nulla hanno a che fare con la nuova generazione di cineasti che filma per spiazzare, per ferire lo sguardo di chi osserva e per metaforizzare spesso in modo inquietante la quotidianità di un popolo annichilito dalla crisi. Il focus “Griechenland” propone all’interno del fitto programma della 53a Viennale un mosaico di titoli – non onnicomprensivo, ma a suo modo seminale – che hanno fatto e stanno facendo la storia moderna della Grecia. Una storia iniziata nel 2005 con “Kinetta”, e successivamente passata all’attenzione mondiale con lo sbalorditivo “Kynodontas” (conosciuto anche come “Dogtooth”, e passato in qualche rassegna italiana come “Canino”), vincitore della sezione Un Certain Regard a Cannes 2009. Entrambi i titoli – non è di certo un caso – appartengono a Yorgos Lanthimos, giovane autore che per primo ha messo su pellicola la deriva socio-culturale di una nazione ossessionata da se stessa. “Kynodontas” è un manifesto di intenti, senza se e senza ma: la vicenda paradossale e disturbante di una famiglia isolata dal mondo per volere di un padre-padrone che vieta ai suoi congiunti ogni forma di comunicazione esterna contiene tutte le ragioni di una poetica votata alla denuncia della perdita di identità, dello smarrimento del proprio ruolo nella società. I personaggi di Lanthimos e dei suoi epigoni Athina Rachel Tsangari, Alexandras Avranas e Michalis Konstantatos sono esseri straniti e stranianti che stabiliscono per loro stessi e per i propri vicini nuove assurde regole da seguire, come fossero unanimemente condivise. È ciò che succede ad esempio nel film che apre idealmente la rassegna viennese, “The Lobster”, in cui gli esseri umani da troppo tempo single vengono tramutati in animali. Distopia? Mondi futuribili? Non esattamente: tutto avviene in microcosmi simili se non uguali alla nostra realtà, in cui nessuno capisce più chi vuole o deve essere. Le opere scelte per “Griechenland” sono tutte riconducibili a queste caratteristiche, ad una urgenza narrativa che non può più essere rimandata: fra i 10 lungometraggi proposti spiccano “Bathers” di Eva Stefani, “A Woman’s Way” di Panis H. Koutras, “Boy Eating the Bird’s Food” di Ektoras Lygizos e l’etnografico “To the Wolf” di Christina Koutsospyrou. La stramba Nouvelle Vague ellenica – che più che ad una primavera fa pensare ad un’istantanea disperata – procede compatta e silenziosa, incappando certamente anche in risultati meno convincenti dettati dalle richieste di mercato. Ma è chiaro per tutti: siamo di fronte al più interessante e stimolante prodotto cinematografico europeo degli ultimi lustri, quello che ha fatto della propria stringente necessità una raffinata virtù. Da questo punto di vista il lavoro svolto dal Vienna International Film Festival, primo a tirare coraggiosamente le somme di una tendenza sotto gli occhi di tutti ma mai limpidamente messa a fuoco, non può che definirsi pionieristico.

Filippo Zoratti

Cinema

53. Vienna International Film Festival Viennale 2015

Episodio I: Ai confini dell’impero

di Filippo Zoratti
 

Oltre la Berlinale e la Biennale, c’è la Viennale, un “nuovo mondo” lontano dai riflettori e dall’hype internazionale, ma fortemente radicato sul territorio e con alle spalle una storia lunga quasi 60 anni. Il fondamento principale su cui si basa il Vienna International Film Festival, fin dalla sua prima edizione datata 1960, è proprio quello di una giocosa ma aperta contrapposizione con il blasone e l’istituzionalità dei cugini tedeschi: la Viennale è un festival non competitivo, privo di tappeti rossi e premi. Cui prodest? Agli amanti del cinema, anzitutto: perché con le sue oltre 300 proiezioni annuali la kermesse austriaca si propone per prima cosa come “upload”, aggiornamento indirizzato proprio a chi non ha la possibilità di frequentare i migliori eventi mondiali. A Vienna, sul finire di ottobre, è possibile passeggiare per le vie del centro e fermarsi a guardare i vincitori di Venezia, Berlino, Cannes, Locarno, Toronto, San Sebastian… Una scelta controcorrente, trattandosi di una manifestazione che si svolge in una capitale europea, ma che non possiamo che definire vincente: Vienna si svincola dalle costrizioni di facciata, insegue percorsi personali che mescolano alto e basso, e soprattutto restituisce allo spettatore l’opera d’Arte filmica, nella sua unicità. Nel corso della sua 53a edizione, che si svolge dal 22 ottobre al 5 novembre, questa insolita festa della Settima Arte proporrà ben 12 sezioni, articolate in un fitto programma che copre 5 sale sparse per la città. Vale la pena nominarle (quasi) tutte, a costo di scadere nella mera elencazione. Anzitutto, lo “Spielfilme”, sorta di selezione ufficiale che annovera i film di più facile richiamo: dalle anteprime dell’ultimo Todd Haynes (“Carol”) e dell’ultimo Woody Allen (“Irrational Man”) ai vincitori di Locarno (“Right Now, Wrong Then” di Hong Sang-soo) e di Cannes (“Dheepan – Una nuova vita” di Jacques Audiard), dai nuovi imprescindibili autori (J.C. Chandor, Yorgos Lanthimos, Sean Baker) alla presenza dei registi italiani amati e riconosciuti all’estero (Nanni Moretti, Marco Bellocchio, Pietro Marcello). Parallelamente, si sviluppa un corposo focus sui documentari, che da solo meriterebbe una visione complessiva: “The Look of Silence” di Joshua Oppenheimer, “Behemoth” di Zhao Liang, “The Wolpack” di Crystal Moselle, “Dreamcatcher” di Kim Longinotto, per un totale di 70 titoli. E ancora: i tributi a Tippi Hedren, a Manoel de Oliveira e al cinema pulp austriaco (avete letto bene), fino all’omaggio al cineasta sperimentale argentino Raul Perrone (di cui saranno visibili anche gli ultimi due lavori, “P3ND3JOS” e “Favula”). Ma i veri pezzi pregiati, per il sottoscritto, saranno altri: il programma speciale “Griechenland”, incentrato sulla New Weird Wave greca – ovvero sulle rappresentazioni filmiche della crisi economica ellenica, dentro e fuor di metafora – e l’eccezionale retrospettiva “Animals”, dedicata a cinema & animali (ancora una volta, tra alto e basso, si passerà da “Godzilla” a “Babe”, da “White Dog” di Fuller a “Torna a casa Lassie”). Ai confini dell’impero cinematografico che “conta” (fra mille virgolette) c’è la Viennale, che da decenni – per usare un eufemismo – se ne frega, e propone una festa generosissima e onnicomprensiva a perfetta misura di cinefilo. Come per il Neo di “Matrix” non c’è che una soluzione: sedersi comodamente, connettersi al buio della sala (ma senza prese usb piantate nella testa) e abbandonarsi al flusso delle immagini in movimento.

Trailer della Viennale 2015

Filippo Zoratti

Pubblicato su www.beniculturali.info